“Gaudete! Gaudete! Christus est Natus ex Maria Virgine!” Viene cantato in un antico componimento che accompagna il Natale del Signore e che bene può accompagnarci in questo scritto. Un periodo così tetro, fra disgrazie, preoccupazioni e dubbi, come quello che stiamo vivendo forse meglio che altri momenti ci aiuta a vivere il Natale come va vissuto.

L’Avvento, che insito nel suo significato porta l’attesa, è un periodo che di sua natura vede accorciarsi le giornate sempre di più fino a giungere al giorno del Natale, giorno del “Sol Invictus”, che non è Cesare o qualche altro effimero idolo umano, ma è il Cristo, Luce Invincibile che porta ai nostri cuori quella lieta speranza: quella di Gioire. Abbiamo infatti cercato di restituire questa veglia nella nostra Chiesa, celebrando la sacra liturgia nella semi-oscurità, non accendendo tutte le luci per esempio, ma anzi facendo uso di lampade, o lanterne, o candele, che emanassero lo spirito del “vegliare”, e spogliando la nostra Chiesa, rendendola per quel che è possibile nuda e semplice, nella sua essenzialità, quella che ogni uomo dovrebbe riscoprire in questo Avvento, per riconoscersi piccoli e a volte fragili uomini che, se tuttavia fondano la loro dimora sulla roccia, Cristo, non subiscono alcun danno dalle violenze del tempo, e come un albero, solo in mezzo a un campo, nel mezzo di una bufera, tenuto saldo dalle sue radici, attende con speranza il ritorno del Sole.
Così allora la nostra Chiesa splenderà nel giorno del Natale con i suoi sacri addobbi, che, se verrete in Chiesa, e vi dico “Venite”, vedrete e ammirerete, eredità dei nostri nonni, splendore della nostra terra, fede del nostro “Suol Montano”, come recita il Sonetto a San Carlo. Abbiamo infatti riscoperto, visto il periodo, visto l’anno, visti gli eventi, visto la lunga chiusura, e visto il lungo periodo di impalcature subito dalla nostra Chiesa, attraverso un buon percorso comunitario, di aiuto reciproco, di lavoro e di passione, i sacri apparati delle Sante Quaranta Ore, che abbiamo pensato di utilizzare per bene venerare il bambino tanto amato.
Qualcuno si ricorderà di quel Natale 2014 in cui celebrammo il centenario dell’altare e l’allora Reverendo Parroco Don Graziano Benetti con l’aiuto di altri volontari aveva esposto tali addobbi dopo anni di abbandono. Noi lo sistemeremo questo anno secondo il vero progetto, con tanto di archi ai lati dell’Altare Maggiore, tende, candele nuove e un senso di amore che va oltre qualsiasi limite umano. Ci ricorderemo allora di quando, sotto il Reverendo Parroco don Renato Mastella, la Chiesa tornò a splendere della sua antica bellezza.
La Messa non potremmo celebrarla alla Notte, ma comunque la celebreremo nella serata, mancheranno Pandoro e Vin-Brulè degli Alpini, ma comunque potremmo calorosamente salutarci e augurarci un Santo Natale; non mancherà insomma la nostra umanità. L’importante è che potremmo allora contemplare la sacra luce che splenderà in quella notte, percependo il sacro profumo dell’incenso, e adorando quel piccolo bambino, in tutto divino, che viene nel Mondo per dirci “Gaudete!”.