Dopo due anni di sosta forzata a San Zeno torna finalmente il Carnevale.
Organizzato dalla Biblioteca Comunale, in sinergia con molte associazioni, sabato 4 febbraio 2023 la sfilata di carri e figuranti, aperta a tutti, partirà alle ore 14,30 dal Municipio.
Le maschere attraverseranno tutto il paese fino ad arrivare in Piazza Schena dove si potranno trovare musica, gnocchi, sossole, cioccolata calda, vin brulè, waffle e tanto altro.
Una volta rifocillati gli stomaci e rinfrescate le ugole toccherà alla tanto attesa prima mondiale de “La Morte trombata” commedia del nuovo gruppo teatrale nostrano, i Company Mamo’s Brothers gruppo composto dagli instancabili Mamo, Gato, Nano , Janna , Renset e tanti altri, reduci dal successo di botteghino dello scorso 6 gennaio a Lumini con il loro applauditissimo “Processo a la Vecia”.
A seguire verranno premiate le migliori maschere di adulti e bambini intervenuti alla festa e verrà anche presentata ufficialmente la nostra maschera di paese “Il Re de la Stordèla” seguita dalla sua numerosa corte.
A questo punto magari vi sorgerà una domanda: ma chi è il Re de la Stordèla e da dove arriva questa maschera?
Facciamo un salto indietro nel tempo.
A crearla e inventarla dal niente fu, nei lontani anni 70, il caro Giorgio “Mace” Consolini che aveva pensato a questo sovrano, oltre che come a un Re di bracconieri e cacciatori (rappresentante di un tempo in cui si andava a caccia per sfamarsi e non per sport), anche come vero e proprio Re dei Zinevréi. A testimonianza del fatto il primo piccolo carro attaccato dietro a un bel cavallo era addobbato per l’appunto con tanti alberi di Ginepro.

Era un Re questo che indossava una semplice giacca da cacciatore, la corona d’oro, una folta e lunga barbaccia nera e che riproponeva la figura della Stordèla, un uccello ormai mitico, che non è un tordo, né la sua fidanzata, né uno stordelòt ma un’altra sorta di volatile che qui non stiamo a specificare e che quindi, come tutte le leggende, è forse il caso di lasciare nel mistero delle nebbie del tempo.
Erano anni quelli, i favolosi settanta/ottanta, nei quali i ragazzi giovani e non più giovani pensavano e ripensavano per un anno intero a come mettere in piedi un carro, o a come addobbare una macchina con quel poco che c’era nel gran segreto di oscure e fumose cantine. C’erano stati così dei veri e propri expoloit come il famoso, anzi mitico, ma che dico, mitologico carro dei frati con tanto di campanile e campane. O il carro del reparto di ostetricia, con infermiere, suore e dottori e bambini grandi e grossi che correvano da tutte le parti. E quell’altro altrettanto mitico degli scolari che avevano sul carro banchi, cattedra e, dietro la lavagna, l’asino di turno nonché una ciurma di monelli muniti di fionde, grembiuli neri e fiocchi colorati. Carri questi che avevano vinto anche svariati premi in provincia portando la fantasia sanzenata ai massimi livelli carnevaleschi. Facevano parte della truppa il Tale Rua, i Osei, il Dotti, il Mamo e il Giani Pipa, il Morenoo, il Nano solo per nominarne alcuni ma tantissimi erano i partecipanti. Eppure, a poco a poco, le sfilate iniziarono a latitare e furono sostituite dalla cena di carnevale organizzata dallo Sci Club Costabella al Miralago che riportò per qualche anno in voga l’arte di mascherarsi in gruppo o singolarmente, con tanto di concorso a premi e trofei, arrivando a organizzarne uno, di Carnevali, addirittura sugli sci, sulle piste innevate di Costabella, con preti, zulù, pagliacci e quant’altro intenti a scendere a rotta di collo in discese da brivido fra coriandoli e fiocchi di neve.
Intanto, per i più piccoli, faceva capolino il Carnevale all’asilo con il concorso della Mascherina d’oro per i costumi più belli e, un anno, la comparsa di Pierino e Pierina (il Lelo e la Federica) a far da dispettosi disturbatori.
Ma ahimè il carnevale è sempre così.
Qualche anno va e poi si spegne e tocca sempre fogarghe soto per farlo ripartire.
Così, passano gli anni, e verso i novanta ecco comparire la famosa Festa di Carnevale notturna organizzata dallo Sporting Hotel alla quale partecipavano centinaia di giovani in maschera che arrivavano da ogni parte del lago e, soprattutto, per noi sanzenati il Concorso organizzato dal Pacio al Costabella che avrebbe premiato i migliori in maschera con una cena densa di leccornie “e no vache copè co la scossa “ come avrebbe sicuramente precisato lui.
E qui furono sfilate di barboni, pagliacci, suore, Hare Krishna, giocatrici di calcio, vaccari, un’intera serie di bidoni dell’immondizia – il secco, l’umido… – ma soprattutto fu la volta dell’eccezionale e imbattibile carro funebre inscenato dal Lovre e dal Piopa con tanto di biglietti da visita, epigrafi “è mancato all’affetto dei suoi cari Gino Bardolino” e soprattutto cassa da morto, macchina con ghirlande trafugate a un vero funerale e quaderno delle partecipazioni al lutto che sbaragliarono la concorrenza.
Allo stesso tempo la domenica pomeriggio si tornò a fare la sfilata con Paolo Cocco alla guida vestito da domatore, maschere e alcuni carri – come quelli del gruppo giovani di allora con una riproduzione dei lavatoi delle fontane e delle belle lavanderine e una Vecia osteria con camino, tavolaccio, salami e cotechini appesi ad opera del Puffo, del Minghi, del Pelacia, Smarty, Ivo, del Carletto e di tanti altri – e la famosa testa di maiale vera che venne gettata dal carro dentro al bar Roma… ma questa è un’altra storia.
Allora la sfilata arrivava nel salone dell’Hotel Jolanda, messo a disposizione dai gestori, dove genitori di bimbi all’asilo, (da ricordare la Ki Ta Kunà, tribù indiana di mamme squaw) scolari, cori e chiunque avesse voglia di mettersi un po’ in gioco dava il suo meglio. Da ricordare, se non sbaglio, un riuscitissimo Grease messo in scena da alcuni ragazzi con la Serena, la Sara e Jacopo, e poi le altrettanto mitiche scenette “Nani Ponta e Massola” e “La morte del marito” che videro la partecipazione di una quarantina di persone tra attori e tecnici.
Proprio con la storia di Nani Ponta e Massola, 2001, torna a far capolino in paese la maschera del Re de la Stordéla, questa volta interpretato dal Giamma, al quale il Paiasso da Val – Renset – trafuga la corona di Re. Dovrà intervenire il nostro folletto del Baldo, Nani Ponta e Massola che ha appunto la Ponta e la Massola come strumenti magici ed è interpretato da un ottimo Carleto Rua, che, interrogando galletti, grole, primule e volpi riuscirà a recuperare la corona del Re.
Passano gli anni e il Carnevale tiene botta e nel 2009 l’Associazione Scatti dalla Memoria, coadiuvata da Olga Pippa e dal grande zio Marcello, decide di riproporre la maschera storica del Re de la Stordèla, creando un costume ad hoc per i sovrani e tutta una serie di costumi per i figuranti che negli anni sarebbero entrati a far parte della corte portando così, nei carnevali di zona, oltre che tanta allegria e “sobrietà” anche le tradizioni del nostro territorio, la stanga con i salami, il latte, i formaggi, i maroni e via così. Si inizierà anche a partecipare all’ambitissima sfilata del Vénerdi Gnocolàr a Verona. Negli ultimi anni del carnevale all’Hotel Jolanda nasce addirittura la compagnia teatrale dei “Teatranti del Rubellum” che riescono a mettere in piedi una scenetta che racconta di un Ufo caduto a Canevoi e, per un niente, non riescono a fare le riprese di un film muto da proiettare l’anno seguente. Qui troviamo impegnati il Pipps, l’Andro, l’Albo, il Savi, la Vale, la Gè, Martino, un Leo Bonafini emigrato in Canada e i soliti Smarty e Ivo, a far stavolta da veci de la compagnia, e tanti altri ancora.

Mancando l’Hotel Jolanda si opta per una festa all’aperto e diventa più complicato far scenette e commedie ma sono ancora i giovani, che cambiano faccia ma sempre giovani sono, a mettere in pista ottimi carri che arrivano a varcare nuovamente le frontiere della provincia. E quindi Jessica, Elia, Isabel, Matteo, Piero e altri che non ricordo perché, nel mentre, ahimè io non ci sono più tra i giovani e sono passato dall’altra parte della barricata… per l’ostia!
E poi è arrivata l’ultima sfilata.
Quella del 2020.
Due giorni dopo hanno chiuso tutto per il covid e arrivederci e grazie.
Bene.
Quella sfilata è stata proprio triste.
Nessuno per strada e i pochi nei bar facevano fatica ad uscire.
Un vero peccato per chi l’ha organizzata e per chi si è messo nuovamente in gioco.
Per questo, carissimi ragazzi di Generazione G, vi ho scritto questo articolo o questa lettera o chiamatela voi come volete.
Perché il carnevale esiste se c’è qualcuno che lo guarda ma soprattutto se c’è qualcuno che partecipa e si maschera, se c’è qualcuno che si vuole divertire assieme ai suoi compaesani, ai suoi amici, alla sua gente.
Pare impossibile ma è proprio in questi momenti che si formano dei ricordi che neppure il tempo riuscirà mai a portarvi via, che si saldano delle amicizie e delle compagnie che dureranno per sempre.
Il Carnevale il 4 febbraio ci sarà solo se ci sarai anche tu, con i tuoi amici, o con i tuoi bambini, in maschera, con una parrucca o con un cappello strano, con il sorriso e la voglia di stare in compagnia.
Per te, per la tua famiglia e per il tuo paese.
Anche perché: #senzaditechecarnevaleè?
Buon Carnevale a tutti quanti
Con affetto
Alessandro Martinelli “Smarty”